Anno accademico

2022/23

Antropologicamente parlando, la definizione di rito viene attribuita allo studioso Ernesto De Martino che lo descrive come un mezzo per contrastare “la crisi della presenza” di cui l’uomo fa esperienza davanti alla natura.

In questa ottica, gran parte dei tentativi umani di “domare” la natura selvaggia si presentano come una forma moderna e ordinata di rituale. Edificare città, andare al lavoro o in chiesa la domenica diventano quindi i riti quotidiani di cui ognuno fa esperienza, nel tentativo di combattere la paura primordiale di morire, allontanandosi sempre più dal “selvaggio” inteso come minaccia. In questo allontanamento l'uomo dimentica di essere figlio della natura, vista come un pericolo da domare o, ancora, un mistero da studiare, osservare. Attraversando i ricordi di una vita nell'attimo prima di morire, il progetto si propone come una forma di rituale costruttivo in tre atti che culmina nella morte digitale dello spettatore e punta a riappacificarlo con la sua paura primordiale, contrastandone la crisi descritta da De Martino

Il lavoro è parte del circuito OFF di CHARTA, festival di Roma dedicato al libro fotografico e alla fotografia contemporanea, promosso ogni due anni da Yogurt Magazine.