Data

08 gennaio 2019

La Gen Z è pronta a portare cambiamenti attraverso campagne per fini sociali e proteste nell'ambito di hashtag dedicati, mentre le aziende devono rispondere alle richieste di prodotti eticamente trasparenti e sostenibili. L'influenza della tecnologia porterà a nuove forme di protesta, ma anche alla nascita di giovani imprenditori ideali e intraprendenti.

A differenza dei loro predecessori Millennials, i ragazzi della Gen Z (Generation Z), la cui data di nascita si colloca tra il 1996 e il 2010, sono nati in un mondo pesantemente influenzato dai fatti dell’11 settembre e caratterizzato da una presa di coscienza globale. Sono cresciuti sentendo continuamente ripetere che nel mondo tante cose non vanno bene e per questo pensano di essere non solo in grado di poter portare un cambiamento, ma responsabili di doverlo attuare. Il loro modo di cambiare le cose passa attraverso i social network, il lancio di campagne per fini sociali e di proteste tramite hashtag dedicati, nonché attraverso scelte di consumo che privilegiano marchi che attuano politiche di “give back”: il guadagno deve essere controbilanciato dalla restituzione di qualcosa alla comunità.

Quali sviluppi tecnologici saranno correlati a questa tendenza?

Già nel 2015 “Holograms for Freedom” rappresentò una nuova forma tecnologica di protesta: vennero messi in piazza, di fronte al parlamento spagnolo, ologrammi di manifestanti contro la “Gag Law” che criminalizzava diverse forme di libera espressione. Pensare che sbocchi tecnologici così “futuristici” diventeranno la norma è discutibile: certo è che i ragazzi della Gen Z, con la loro connessione ininterrotta ai devices e ai social, avranno sempre più possibilità di radunare proteste IRL (“In Real Life”) numericamente rilevanti e in tempi brevissimi, o azioni di boicottaggio su prodotti e marchi, partendo da piattaforme social, app e connessioni in remoto.

Applicazione a un caso specifico

L’industria della moda, e non solo, sta cominciando a rispondere a questa generazione di clicktivist creando prodotti eticamente trasparenti e/o donando parte dei proventi a enti e istituzioni vicini alle cause di questa demografica. ASOS.com ha appena lanciato il brand COLLUSION, dedicato a un pubblico al di sotto dei vent’anni. La campagna di lancio include una serie di video trasmessi sui social che seguono la vita e gli interessi di 100 ragazzi inglesi che hanno compiuto 18 anni nel 2018. Uno dei criteri di punta del marchio, richiesto proprio dall’utenza di riferimento, è utilizzare una lista di fornitori certificata secondo criteri di eticità.

Come pensi che influenzerà il mondo del lavoro?

I clicktivist vogliono sentirsi protagonisti del cambiamento e questo farà sì che si moltiplicheranno le figure di giovani imprenditori idealisti e intraprendenti. Allo stesso tempo, le aziende corporate dovranno pensare di mettere a punto programmi interni per sviluppare queste caratteristiche imprenditoriali dei propri impiegati, premiandoli per iniziative volte alla crescita e all’innovazione aziendale. Un incentivo extra per i clicktivist sarà costituito da un chiaro mission statement, obiettivi con cui sentirsi veramente in connessione, in particolare se c’è qualcosa che l’azienda fa per la comunità o per una specifica causa.

Arianna Mereu

Arianna Mereu lavora nella moda dal 2005. Ha iniziato come designer per marchi come Levi’s EuropeMiss SixtyIceberg Max Mara, per poi specializzarsi, grazie alla sua collaborazione con WGSN, nella ricerca e previsione di tendenze. Dal 2012 lavora come consulente freelance nell’ambito delle tendenze per aziende di moda e non, svolge seminari universitari e aziendali di aggiornamento, training e workshop su trend e cultura visiva, insegna Visual Language e Trends Forecasting presso IED Firenze.

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