Data

11 gennaio 2020

Wired ha intervistato Donatello D'angelo, titolare e creative director di D’Apostrophe e docente di IED Firenze

Trasformare la comunicazione verbale in comunicazione visiva. È la sfida cui sono chiamati gli studenti del corso di Specializzazione in Grafica per la Comunicazione di IED Firenze. Donatello D'Angelo, docente nella sede fiorentina dell'Istituto europeo di design, titolare e creative director di D’Apostrophe, spiega come lavora per formare i designer di domani.

 

D'Angelo, cosa fa di preciso un grafico?

"Il grafico è un progettista di comunicazione visiva. Il suo ruolo prevede l'ideazione di strumenti di comunicazione e la creazione di immagini e linguaggi che siano in grado di trasmettere efficacemente messaggi e valori al target di riferimento individuato dal committente. Questo professionista opera in modo innovativo quando padroneggia i propri mezzi linguistici, coniuga le conoscenze tradizionali della grafica con l'uso di software professionali e di media digitali, confrontandosi consapevolmente con le problematiche tecniche e produttive emergenti".

Quest’anno Ied Firenze propone la nona edizione di questo corso. Avrà il compito di introdurre le basi, oltre che della tipografia, anche della metodologia progettuale Ied. In che modo affronterà queste tematiche?

"Gli studenti che avrò di fronte provengono da esperienze formative e professionali diverse. Per questo il mio percorso didattico parte dallo stimolare, implementare e rendere trasversali le competenze già acquisite, gettando poi le basi per le future progettazioni".

Quale procedimento segue?

"Alla base di tutto ci sarà il lavoro didattico e di ricerca di Bruno Munari. A poco più di cinquant’anni dalla sua esperienza alla Harvard University, da cui nasce il libro Design e comunicazione visiva, ripercorreremo il suo contributo alla metodologia didattica, verificandone e aggiornandone contenuti ed esperienze. Altro testo fondamentale è un altro libro di Munari, Da cosa nasce cosa, con il quale percorreremo i dodici punti della metodologia della progettazione".

Come applicherete queste basi durante il corso?

"Lo faremo attraverso il visual storytelling. Utilizzeremo il processo di costruzione ed organizzazione della narrazione visiva, quella tipologia di racconto che fa uso delle immagini e di sistemi grafici come unici mezzi espressivi. Gli studenti, organizzati in gruppi di lavoro, avranno il compito di analizzare un classico della letteratura e tramutare in sistemi visivi il racconto. La narrazione verbale diventerà visiva attraverso la creazione dei personaggi in base ai ruoli e funzioni all'interno del narrato, attraverso una tavola infografica che trasformerà la relazione tra i personaggi, tra il tempo della storia e quello narrato, la struttura della storia in elaborati di sintesi fatti di timeline, mappe concettuali o istogrammi".

Il corso si basa dunque sulla creazione dell’immagine attraverso la ricerca e l’analisi degli elementi della narrazione verbale. Ma non ha citato lo spazio. Come mai?

"Perché allo spazio è dedicata la parte finale del corso. Da qualche anno sto portando avanti una ricerca personale e didattica che ha come fulcro il rapporto tra il luogo abitato e frequentato dall'uomo e il rapporto con i sistemi di comunicazione. Quindi lo spazio avrà un ruolo fondamentale nel corso. Verranno indagate tutte le forme visive spontanee o progettate, dalle identità territoriali alla grafica vernacolare, dal city branding alla comunicazione ambientale, che in varie epoche e contesti hanno rivelato la stretta relazione tra segni grafici e le identità dei luoghi".

Quindi l’esercitazione finale racconterà gli spazi?

"I luoghi saranno gli elementi della narrazione su cui verrà concentrata maggiormente l’attenzione, ovvero gli oggetti sui quali verrà costruito un prodotto editoriale finale".

Ma che tipo di spazi? Tra i tanti libri selezionati per l’esercitazione ci sono testi di Kazuo Ishiguro, William Shakespeare o James Matthew Barrie. Che nesso c’è tra questi autori così lontani tra loro?

"Saranno tutti luoghi illogici, frutto della fantasia degli scrittori. Imago in mundi sarà l’esercizio narrativo visivo dedicato a questi luoghi immaginari in cui sono ambientati i testi narrativi assegnati. Sarà una ricerca svolta su vari supporti e condurrà alla creazione di un racconto visivo legato al genius 'illogici' di dimensioni spaziali esistenti solo nella letteratura. Nessuna di queste dimensioni è localizzabile su una carta geografica o su una mappa stradale. Ma non per questo questi luoghi sono irreali. I luoghi letterari fanno parte dell’immaginario dei lettori così come sono stati fonte d’ispirazione di illustratori, registi e scenografi per le loro trasposizioni grafiche, cinematografiche o teatrali.

"I futuri designer che frequenteranno il corso saranno invitati a dar libero sfogo alla loro immaginazione e trasferirla in una piccola pubblicazione, nella quale il narrato sarà esclusivamente visivo. I luoghi saranno figurati in un libero susseguirsi di pagine fatte di immagini in libertà o costrette in relazioni associative con sistemi iconografici, forme e texture, dando vita a originali racconti a volte didascalici a volte criptici, ma sicuramente, inequivocabilmente, fantastici".

 

Si ringrazia Wired

Potrebbe interessarti anche: