Data

09 luglio 2018

Immaginare il futuro: sovvertire le regole e plasmare la realtà. Un viaggio incisivo all'Envisioning Forum 2023.

Envisioning Forum ha compiuto tre anni. La terza edizione di quello che si è andato costituendo come un vero e proprio appuntamento IED con il futuro si è tenuta il 16 maggio scorso. Un futuro immaginato, visto, progettato a partire dal concetto di regola e dal suo sovvertimento: un’opportunità da cogliere, da disegnare, per non lasciarsi andare al cambiamento, ma generarlo, agirlo. Proprio come il primo tassello del domino che, cadendo, influenza i tasselli vicini.

Envisioning Forum, l'evento prodotto da IED che si è tenuto il 16 maggio, ha affrontato in questa edizione il tema “Immaginare il futuro, cambiando le regole” in una cornice d’eccezione, lo spazio Polene del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Il tema di quest'anno è stato trattato attraverso quattro interventi molto diversi tra loro ma tutti di altissimo profilo, introdotti da Elena Sacco, direttore della Scuola di Comunicazione IED Milano.

A fare da apripista le cinque non regole che caratterizzano da sempre l’anima dell’Istituto Europeo di Design, generando un cambiamento nel mondo formativo.

  • Professionisti al posto di professori
  • Imparare a saper fare
  • Contenuto, non solo contenitore
  • Non risposte, ma stimoli
  • Senza limiti e senza genere

Un approccio, un rovesciamento di canoni che consente a ciascuno di decidere chi essere e cosa diventare, una scuola-incubatore in cui sviluppare il proprio talento seguendo il motto "Find your difference".

Il contributo di Evelyn Mora, giovane imprenditrice finlandese, fondatrice della Helsinki Fashion Week, un evento in chiave interamente sostenibile, si è mosso sotto il segno dell’immaginario. Partendo dal presupposto che la gente dipende da stereotipi sociali e regole immaginarie, Evelyn si è chiesta che cosa siano davvero queste ultime, per poterle sfidare. Hanno spiegazioni scientifiche? Perché dovremmo liberarci di tali regole e abbracciare la nostra individualità, visualizzare noi stessi nel nostro presente e futuro?

Focus dell’intervento del designer Federico “Chicco” Ferretti (docente IED Milano, Founder & Head del Design Innovation Center di Midea Group) è stato invece il concetto di umanità. “Una caratteristica tipicamente umana è non fermarsi alla prima difficoltà, ma cercare una soluzione. E i designer lo sanno bene. Gli esseri umani sono perfettibili, non perfetti, e il design deve lavorare sull’imperfezione, sull’essere umano reale, quello vero.” Per questo, “cambiare le regole è fare un passo indietro e tornare a ciò che ci rende umani, proteggendolo e pro-iettandolo: il design è un reverse engineering dell’umanità”. Infatti, “per quanto l’innovazione moderna continui a dichiarare la sua fedeltà all’essere umano, in realtà non fa altro che oscillare in maniera schizofrenica tra l’ignorarlo e il cercare di reinventarlo”. Quindi “cambiare le regole è riscoprire le regole, i nostri principi, la nostra cultura, la nostra umanità”.

“Cambiare le regole è affacciarsi sul bordo dell’esperienza, e sentire l’emozione di un orizzonte che si dilata, insieme a ciò che può diventare possibile. Pensare diversamente ci avvicina al futuro, ma il punto sta nel poterci credere. Nel 1915 nessuno avrebbe mai pensato all’universo in espansione.” Questa la visione dell’astrofisica Ersilia Vaudo ScarpettaChief Diversity Officer dell’Agenzia Spaziale Europea, la cui suggestione riguarda il regno dell’impossibile. Qualcosa che “non si realizza con un cambio di regole, ma con l’impertinenza di scomporre ciò che è noto, per allargare il perimetro di un punto di vista. Abbandonare il determinismo dell’esperienza – quel margine che limita l’immaginazione e la costringe lungo traiettorie conosciute – rende l’impossibile reale. Così ogni avventura prende senso, anche osservare un tramonto da Marte e respirare un attimo di infinito”.

“Per pensare al cambiamento ho dovuto immaginare di scardinare il paradigma, pensare di usare i canali che avevo per fare molte altre cose.” Andrea Ghizzoni, direttore per l’Europa di WeChat, porta infine l’attenzione sul concetto di challenge, innanzitutto con noi stessi, tassello da cui partire per agire il cambiamento, insieme a tutto ciò che consideriamo immutabile e scontato, e sottolinea come le cose vadano meglio quando ci si accorge che ci si sta imponendo delle regole che in realtà nessuno ci ha dato. “Immagina un mondo in cui tutto si basa su uno smartphone, in cui Internet non è comunicazione, ma asse portante di tutti i momenti di vita di ogni individuo. Tutto, ma proprio tutto, viene digitalizzato e fruito solo in mobilità. Quali opportunità? Quali implicazioni sociali e di business? La risposta non sta nelle differenze che riscontreremmo, ma nei preconcetti di cui dovremmo liberarci per iniziare a comprendere.”

Autore: Filippo Nardozza

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