Il progetto che mette in discussione il ruolo del design nella costruzione della società e riflette sulle implicazioni culturali, economiche e politiche della disciplina.
Data
01 luglio 2019
Il progetto che mette in discussione il ruolo del design nella costruzione della società e riflette sulle implicazioni culturali, economiche e politiche della disciplina.
Designing for the many, D4TM, è un progetto di innovazione formativa, ideato nell’ambito dei master di IED Barcellona con lo scopo di approfondire quali siano le capacità, le strategie e le implicazioni del design nella costruzione della nostra società, mettendone in discussione aspetti culturali, produttivi, economici e politici.
Con Designing for the many “abbiamo voluto creare un progetto rivolto a tutti gli studenti, pensato come una sfida”, spiega Marina Ojan, direttrice dell’area Master di IED Barcellona. “L’obiettivo era invitare gli studenti a una riflessione sul design inteso come disciplina che include la maggior parte delle persone e tiene conto delle loro esigenze”, continua.
Un progetto multidisciplinare che ha visto la partecipazione di cento studenti e di un’azienda, con un obiettivo comune. Nel corso dell’anno, gli studenti hanno condiviso i propri punti di vista e, partendo dalle conoscenze acquisite nelle diverse materie di insegnamento di IED Barcelona, hanno cercato soluzioni per un’azienda, nella fattispecie IKEA.
La dottoressa di ricerca Irma Arribas, coordinatrice e supervisore del progetto, ci ha illustrato come si è svolto: “Noi consideriamo il design come un’azione che richiede capacità di ricerca. Il design è in sé un meccanismo di ricerca che necessita di pratica. Normalmente si pensa al design nella sua capacità di generare risposte e soluzioni, ma la sua principale potenzialità risiede nelle domande che è in grado di sollevare durante la progettazione o la creazione. Con D4TM abbiamo voluto fare un ulteriore passo in avanti e considerare il design come meccanismo, prassi, azione che fa seguito a un momento di indagine”.
Attraverso gruppi interdisciplinari e l’utilizzo di pratiche creative e sperimentali, il lavoro è stato svolto a un livello di ricerca non soltanto teorico, ma anche pratico, vincolato a proposte di design volte alla produzione, alla critica e alla riflessione.
“Gli studenti hanno ricevuto un quadro teorico per l’analisi e la riflessione che li ha motivati e stimolati in misura sufficiente da suscitare in loro domande. Progettare a partire dagli esercizi proposti è il sistema che gli studenti hanno utilizzato per generare, esplorare e scoprire, ma anche per avanzare proposte sui temi scelti”, continua Arribas.
Per l’occasione, gli studenti si sono chiesti: quale significato ha il termine “democrazia” al giorno d’oggi? Chi sono i many? Quale futuro si prospetta per il design?
“Gli studenti sono stati costretti a uscire dalla propria comfort zone, conformandosi a lavorare, in dati momenti, in gruppi multidisciplinari e si sono dovuti adattare ad agire insieme secondo dinamiche di design che non prevedevano una preparazione preventiva. Questo mettersi da subito in azione ha molti vantaggi perché apre la strada a impulsi e azioni creativi”, sostiene Arribas.
IKEA è famosa per la sua visione democratica del design, che offre alle persone una specifica visione della casa di oggi. Al di là della forma, della funzionalità e della qualità dei prodotti, tuttavia, sorgono altri interrogativi legati al nostro habitat: che cosa succede all’ambiente? Quali sono gli effetti di questa democratizzazione sul nostro pianeta? Il prezzo contenuto dei prodotti, per esempio, non è da sottovalutare. Quale costo comporta?
“Questo progetto ha offerto molti spunti per riflettere, in qualità di ente formativo, su cosa sia il design e su cosa voglia dire progettare, ripensando costantemente questi aspetti. D4TM intende rappresentare un’infrastruttura che, grazie all’azione degli studenti, permetta di chiudere il cerchio e imporre temi di rilevanza sociale”, aggiunge Arribas.
Gli studenti hanno riflettuto su modalità collaborative di lavoro e sui metodi che permettono di riflettere su una struttura di questo tipo e sui processi di progettazione dell’azienda, adattandosi ai suoi prodotti, ai suoi spazi e alle sue strategie di comunicazione. È stata messa in discussione anche la relazione tra questi agenti, i many, da diversi punti di vista, allo scopo di offrire idee, risorse o strategie. La creatività e il design hanno permesso così di immaginare e comunicare, di studiare e di cercare opportunità all’interno di una visione democratica che, in questo caso, influenza i campi connessi alle idee e alla produzione.
Tutti i risultati dei progetti sono stati pubblicati online su una pagina creata ad hoc per fornire un open source all’azienda. “Possiamo collaborare con qualsiasi agente o situazione, per lavorare insieme a un nuovo modo di vedere il ruolo del design. Il nostro è un programma aperto, improntato a metodologie molto concrete”, spiega Irma.
Nelle edizioni future si continuerà a sviluppare questo progetto in collaborazione con altre imprese, cercando sinergie che permettano di aprire nuovi orizzonti a partire dal design. “Vogliamo che il progetto continui a crescere. Si tratta di una scommessa importante per l’area Master e riteniamo che per gli studenti sia un sistema di riflessione in grado di offrire un nuovo modo di pensare e affrontare i problemi che potrebbero presentarsi nell’ambito dei loro progetti futuri”, conclude Marina Ojan.
Autore: Albert Elias Vallcorba