Data

28 aprile 2023

Artista digitale, appassionato di tecnologia, arte e videogiochi, Giacomo ha frequentato e insegnato Videogames Art Direction allo IED. Nel 2004 fonda Streamcolors, uno studio di arte digitale specializzato nella produzione di soluzioni interattive per istituzioni culturali, aziende e brand.

Giacomo Giannella costruisce esperienze immersive attraverso installazioni, video 3D e VR utilizzando Unreal di Epic Games, la piattaforma più avanzata per la realizzazione di videogiochi. Con la sua Streamcolors collabora con musei, archivi e fondazioni per creare nuovi linguaggi e strumenti che raccontino la cultura.

In occasione del lancio del Master IED in Innovazione e Produzione Digitale per la Cultura, Giacomo si è reso disponibile a parlare con noi per raccontarci la sua storia.
 

Com’è nata Streamcolors?

Streamcolors nasce come progetto personale di ricerca artistica nel 2003, durante l’ultimo anno in IED. Solo nel 2011 diventa il nome dell’azienda che ho fondato insieme a mia moglie Giuliana Geronimo, e che negli anni si è evoluta da studio d’arte digitale a società di sviluppo software real time e direzione artistica per progetti innovativi nei settori gaming, culturale ed eventi.
 

Qual è stata la sfida nell’applicare strumenti propri dell’industria del gaming al settore culturale?

In Streamcolors applichiamo un principio di produzione basato su ricerca e sviluppo, insieme a un dialogo costante con le istituzioni culturali per aiutarle a delineare concretamente quale sia il progetto più adatto a loro. Rimane comunque molto impegnativo capire come adattare tecnologie nate per un fine, a un altro settore.

Per fare un esempio, 7 anni fa abbiamo realizzato l'installazione interattiva Materia Oscura per il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, in cui i visitatori manipolavano la materia oscura attraverso un touch screen e, in tempo reale, vedevano come queste loro interazioni modificavano la galassia proiettata nella sala. In quell’occasione, l'Unreal Engine non prevedeva funzioni pc touch, così abbiamo dovuto scrivere una nostra versione di codice custom e implementarla senza bug per l’installazione.
 

Hai progettato un software che si chiama Streamcolors Machine. Che cos’è e come funziona?

La Streamcolors Machine è una piattaforma d’arte generativa basata su alcune sculture digitali per dare alle persone la possibilità di lasciarsi coinvolgere in esperienze immersive e di co-creazione di arte astratta, rielaborando foto e video che possono essere ricondivise sui social durante mostre ed eventi.

Per l’alto grado di innovazione del software, siamo fra le pochissime realtà italiane ad aver vinto l'Epic Mega Grant, il massimo riconoscimento che Epic rilascia ai progetti innovativi e disruptive che utilizzano la loro tecnologia.   
 

Cosa significa essere degli “inventori digitali”?

Conservo con affetto un bozzetto che mi regalò Bruno Munari quando avevo 10 anni: uno Spaventapasseri Digitale creato con la tecnica del collage, fatto con pezzi di materiale diversi, selezionati ciascuno per comunicare una parte precisa del corpo. Lembi di tessuto definiscono le aree dei drappi, la carta stagnola viene usata per le parti meccaniche, fino ad arrivare al cotone per simulare il rilascio di vapore da un'area predefinita del corpo.

Questo Spaventapasseri Digitale ancora oggi rappresenta per me la "chiave per essere inventori digitali”: sviluppare in maniera creativa nuove soluzioni per rappresentare con forza e originalità concetti semplici e alla base della nostra esistenza. Per questo motivo amo usare e abbinare elementi decontestualizzati o del passato con all’interno le migliori e più moderne e avanzate tecnologie presenti sul mercato.
 

Cos’è per te l’innovazione digitale e come può essere applicata alla cultura?

L'innovazione si regge su due grandi spinte di sviluppo. Da una parte esiste lo sviluppo mainstream delle grandi aziende, più legato al trend e alle tendenze del mercato, dall'altra parte invece esiste lo sviluppo indipendente portato avanti da realtà più piccole con all’interno un team multidisciplinare in grado di approfondire linguaggi e soluzioni ricamate sul progetto culturale. Entrambi gli sviluppi hanno conoscenze simili, ma hanno iter, costi e outcomes molto diversi tra loro.

In Streamcolors abbiamo sempre puntato sull’unicità, creatività e tecnologia per portare a più persone possibili esperienze indimenticabili, diversificate e scalabili su diverse piattaforme e mercati. Per noi l’innovazione digitale non sta nell’inseguire la tecnologia del momento, ma nel creare progetti personalizzati basati sulla tecnologia migliore per la singola realtà culturale con la quale lavoriamo.
 

Quali sono le sfide che il settore culturale dovrà affrontare nel prossimo futuro?

Quando metto a confronto l'industry del gaming con quella della cultura, la cosa che salta più all'occhio è una mancanza di strumenti di networking, sinergia, collaborazione e visione condivisa. Sono certo che le cose con il tempo miglioreranno, ma credo sia importante prenderne consapevolezza al più presto in modo da crerare un Sistema Cultura che includa sia le istituzioni, sia le realtà che ci lavorano e investono ogni giorno.

Il settore culturale è molto cambiato in questi ultimi 10 anni, ed oggi è molto più aperto all’utilizzo delle tecnologie. Tra le sfide che vedo per le istituzioni culturali c’è quella di non utilizzare le tecnologie per creare effetti wow temporanei, ma per costruire un solido dialogo con il pubblico, senza banalizzare i propri contenuti.

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