Lorenzo Moschella e la sua start up di food delivery

Data

22 giugno 2020

Lorenzo Moschella ha 26 anni, vive a Livorno e si reputa un tipo curioso, molto curioso. Dopo aver frequentato il corso Triennale in Comunicazione Pubblicitaria, ha svolto con entusiasmo uno stage formativo come Junior Account intern a Milano presso J.Walter Thompson Italia, affrontato contestualmente alla fondazione della sua società. Con l’esperienza di stage ha avuto la possibilità di lavorare con brand di prima categoria come Enterogermina e Lamborghini. Oggi Lorenzo ha fondato la sua start up di food delivery “alternativo”, scopriamo di più insieme a lui…

 

Ciao Lorenzo, raccontaci com’è nata l’idea di fondare la start-up Delivery Aggregator…

Lo zio del mio attuale socio in affari possedeva un locale che aveva una brand identity forte in città, circa 3 anni fa aveva già capito la potenzialità del mercato del delivery e soprattutto la minaccia, per un brand forte, di posizionarsi sul mercato attraverso le grandi piattaforme. Se hai un’attività che fidelizza i clienti e riesci a posizionarti nella loro testa come “prima scelta”, non hai bisogno della visibilità delle grandi piattaforme ma rischi, anzi, di generare traffico di clienti sulla piattaforma che poi potrebbero acquistare da altri ristoratori. Cosi abbiamo iniziato per gioco, facendo noi i rider, rispondendo alle chiamate e compilando le fatture. Delivery Aggregator si differenzia dagli altri operatori in questo mercato in modo molto semplice: è un amplificatore commerciale. L’esperienza dell’utente è basata interamente sul brand, la sensazione deve essere quella di avere a che fare direttamente con il ristorante, dalla creazione dell’ordine alla consegna. Ci occupiamo di tutto: creazione della piattaforma di ordine personalizzata, forniamo il software gestionale, pubblichiamo noi i post sponsorizzati dalle rispettive pagine, rispondiamo alle chiamate a nome del ristorante aiutando i clienti e consegniamo con rider che non hanno indosso uniformi. Con D/A devi concentrarti solo sul tuo lavoro: il ristoratore.

 

Cosa ami del tuo lavoro?

Questa è una bella domanda: del mio lavoro amo le infinite possibilità di sviluppo che quotidianamente mi si pongono davanti. Attualmente D/A collabora con circa 80 realtà in Toscana nelle città di Livorno, Pisa, Viareggio, Lucca e Firenze e stiamo trattando la nostra prima collaborazione internazionale. Un anno fa mi sarei solo sognato di ricevere un’offerta di collaborazione da uno dei paesi UE.

 

Quanto è stato utile, per la tua attuale professione, il corso che hai frequentato a IED Firenze? 

IED è stato fondamentale, mi ha dato gli strumenti. Mi ha insegnato a lavorare in gruppo imparando ad ascoltare e rispettare le opinioni di tutti. Almeno una volta a settimana qualcuno mi chiede di IED e di buon grado accetto di fare da promotore dell’istituto. A mio avviso IED propone un percorso di formazione completa ma soprattutto sempre aggiornato grazie alla collaborazione con aziende di settore e a professori che, prima di insegnare certe cose, nella vita reale le fanno davvero.

Cosa ti è piaciuto di più della tua esperienza in IED?

È difficile trovare una risposta univoca, senz’altro una delle cose più belle è stata la possibilità di collaborare con ragazzi provenienti da ogni parte del mondo e di avere a che fare quotidianamente con dei professionisti. Durante il mio percorso, al primo anno ho conosciuto Lorenzo Sciadini, un grande esperto di marketing che mi ha sempre ascoltato e supportato in tutte le mie folli idee. Forse la cosa più bella di IED è proprio questa, siamo “futuri professionisti, non studenti”, questa è stata la prima frase che Lorenzo disse non appena entrato in aula.


Quali sono le principali differenze tra l’essere uno studente e un professionista?

Per me non ce ne sono. La tendenza a livello nazionale però, è quella di isolare lo studente, facendolo concentrare sul singolo esame e sul singolo voto senza mai pensare che poi nel mondo reale devi costantemente lavorare con delle persone. Ho frequentato per un solo semestre un’università dove i professori neanche si girano quando gli poni una domanda relativa ad un esame. In IED le cose sono diverse, sei un nome, non un numero.


Quando eri un bambino cosa sognavi di fare da grande?

A questa domanda ho una risposta triste: volevo fare il geometra. Chissà perchè non ho mai sognato di fare l’astronauta, l’unica cosa certa è che ho sempre voluto esprimermi, anche alle elementari e al liceo non sono mai riuscito a star zitto. Mi sono sempre confrontato alla pari, se pur con rispetto, con i professori. Questo mi ha dato la possibilità di organizzare il primo (ed unico) ballo di fine anno dentro le mura del mio liceo, un vero e proprio school prom americano con professori e personale della scuola vestiti come se partecipassero ad una cena di gala. 

Un consiglio per i futuri professionisti…

Siate perseveranti, credete in quello che fate e non abbiate paura di esprimere la vostra opinione. Certe volte restare nella comfort zone sembra l’unica chance ma vi posso assicurare che il divertimento inizia quando l’abbandonate!

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