Data

27 luglio 2022

Sei gruppi di diplomandi in Product Design hanno presentato i propri pitch a tre esperti del settore, prima di discutere ufficialmente il proprio progetto di tesi: una startup innovativa.

Pochi minuti per convincere gli uditori esperti (come fossero possibili investitori) della bontà del proprio progetto di business: una startup originale di prodotto, sistema o servizio sostenibile dal punto di vista economico e collocabile nello scenario della contemporaneità in forte e continuo cambiamento.

Per il secondo anno consecutivo, alcuni gruppi di diplomandi in Product Design IED Milano hanno scelto di sviluppare una startup come progetto di fine triennio, definendone il design (inteso come progettazione di prodotto e/o servizio), il business, ma anche la vision, la mission e il business plan, con tanto di piano di branding. A giudicarle, prima ancora dei commissari di tesi, sono stati tre ospiti esterni: Michele Bancale (Senior Designer and Project Leader di BTS Design Innovation), Gioia Manetti (Senior Vice President di Autoscout24 & CEO di Autoscout24 Spa) e Marco Pedersini (General Manager di Live Story e già giornalista).

"Sono davvero felice di aver visto così tante proposte dedicate al benessere dell'ambiente e della natura, al migliorare la qualità della vita. Ho visto, inoltre, idee di prodotti non solo funzionali ma anche esteticamente belli, ed è un valore aggiunto: esporre al bello le generazioni future arricchisce culturalmente commenta Gioia Manetti -. Il suggerimento è sempre quello di mettere in discussione la propria idea, non esserne sin da subito troppo innamorati: essere anche ‘cattivi’ nei confronti di se stessi per vedere le cose da angoli diversi. Spesso è necessario fare un passo indietro per vedere se idea, posizionamento, canali scelti e business plan combaciano, mettendosi dalla parte dell'investitore e guardando anche al tipo di ritorno che avrebbe dalla startup che si presenta”.

 

LE IDEE

Dalla lotta all’inquinamento acustico allo smaltimento agevole di rifiuti particolari come l’olio esausto; dalla sensibilizzazione sul mondo delle api (nell’immagine principale il progetto Swarmix) a un modo per depurare le acque che promuova al contempo le condizioni delle società in via di sviluppo; fino al metaverso personalizzato, uno spazio virtuale costruito calcando quello domestico e in cui vivere esperienze individuali con i brand. Questi i temi trattati dai sei progetti di tesi startup, che hanno avuto come relatori i docenti Davide Piersanti e Ginevra Franchi, con Giorgio Ferrari correlatore, Gaia Anselmi Tamburini assistente alla didattica e Silvia Roth per il coordinamento di tesi.

 

“Un consiglio che sento di dare davvero a questi progettisti è che spesso l'idea più bella che si ha non è necessariamente quella su cui puntare tutto – ha aggiunto l’ospite Marco Pedersini parlando con i giovani designer -. Oltre che in voi stessi, credete nella realtà e in ciò che vedete davanti. Preparatevi anche a dei giudizi ingiusti, spesso gli investitori desiderano solo dei tornaconti economici, ma anche questo tipo di feedback tornerà un giorno utile e come una ricchezza”.

Gli fa eco Michele Bancale: “Ho visto diversi contenuti che stimolano l'intelligenza, presentati bene e in grado di cogliere la parte emotiva del pubblico cui si rivolgono. Tenetevi pronti al cambiamento perché i prodotti, soprattutto rispetto alla fase iniziale, possono mutare; guardateli dunque sempre con l'ottica di adattamento e miglioramento”.

 

I 6 PROGETTI DI STARTUP

THE MORIGIN PROJECT, di Teresa Colombo, Alessandro Maggioni e Francesca Pedrotti: migliorare le condizioni dei paesi sottosviluppati in modo innovativo e sostenibile, attraverso le risorse del posto. Quella di partenza è la Moringa Oleifera, anche detta “albero dei miracoli”, una pianta locale che resiste a condizioni di siccità estrema e ha proprietà nutritive straordinarie (un SuperFood per la FAO) e non solo: ha grandi capacità di purificazione dell’acqua attraverso i suoi semi. Il progetto punta ad avviare un sistema di agricoltura sostenibile di alberi di Moringa Oleifera, gestito da cooperative di lavoratori locali, che potranno ampliare il loro business. Oltre a offrire nuovi posti di lavoro, si potrà usufruire del raccolto per purificare l’acqua contaminata e arricchire l’alimentazione. Una parte del raccolto verrà accantonata per essere venduta nel mercato europeo. Questo sistema di commercio equo e solidale seguirà gli standard della certificazione FairTrade, in modo da tutelare dall’inizio alla fine le cooperative e i villaggi coinvolti.

QUIETOGO, di Arianna Ciprianetti, Andrea Giovanni Lonati e Manuela Spagnoletti: una startup per monitorare e ridurre l’inquinamento acustico nelle città (con un occhio particolare per gli ambienti della rete metropolitana), un problema spesso sottovalutato che crea danni a livello fisico e psicologico. Come affrontarlo? Creando delle pannellature fonoassorbenti modulari per assorbire e quindi ridurre il rumore.

PHRION, di Gianluca Andrisani, Andrea Bozzani e Stefano Mandelli: con l’obiettivo di rendere più sottile il confine tra mondo digitale e mondo reale, la startup si concentra sulla realtà virtuale tramite la mappatura dello spazio domestico attorno all’utente. Su questo sarà poi costruito un mondo virtuale che ne rispetti i limiti fisici. Da qui partono esperienze da offrire in collaborazione con i brand, che avranno la possibilità di creare eventi personalizzati per ogni utente così da far vivere un’esperienza sempre diversa e unica. Per fare ciò gli autori hanno realizzato un add-on universale per ogni visore VR presente sul mercato, in modo da rendere questa realtà accessibile a tutti.

OILIFE, di Edoardo Gouffran, Ginevra Lindi e Andrea Pomè: evitare che l’olio alimentare esausto venga riversato nell’ambiente come rifiuto, prima che sia invece rigenerato e trasformato. La startup offre un servizio che aiuta l’utente nella raccolta e nello smaltimento dell’olio da frittura e da conserva, senza richiedere grande impegno. Il sistema è composto da un separatore di liquidi posto sotto il lavandino, che andrà a dividere l’acqua dall’olio; da una tanica di raccolta; da un hub intelligente per la consegna del rifiuto e da un’app, tramite cui l’utente può monitorare il livello di olio nelle taniche.

SWARMIX, di Edoardo Amato, Enrico Canella e Giacomo Pizzoni (nell’immagine principale): se l’ecosistema delle api è oggi a rischio estinzione, la startup offre un servizio che rende l’utente più consapevole del modo delle api, educandolo alla loro cura e salvaguardia. Ciò avviene attraverso un videogioco mobile, mediante cui vivere e gestire l’attività di un vero alveare da affidare direttamente nelle mani di privati o aziende.

REMI’, di Marco Casagrande, Federico Cecchini e Mattia Ferrari Fenini: il primo “Metalbum fotografico”, per affrontare il problema della quantità esuberante di materiale digitale raccolto nei nostri smartphone e che non sappiamo come catalogare al fine di dargli la giusta importanza.

La startup permette all’utente di percepire i propri ricordi attraverso i 5 sensi, aumentando così il valore del ricordo stesso. Sarà custodito attraverso “viaggi dinamici” tra le fotografie: saranno esse stesse a spingere l’utente a riguardarle, creando un nuovo rapporto tra noi e i nostri ricordi.

 

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