Data

15 dicembre 2022

Il Metaverso è sicuramente uno degli argomenti più discussi del momento: la diffusione delle moderne tecnologie 3D sta portando i maggiori brand a essere sempre più presenti nei mondi virtuali, creando esperienze immersive, coinvolgenti e stimolanti.

Abbiamo intervistato Diego Vurro, Chief Experience Officer presso Isobar Italia e coordinatore del corso di Formazione Continua di IED Milano in Virtual Reality for Fashion, per comprendere le nuove realtà digitali e virtuali che arricchiscono e rivoluzionano la shopping experience, ponendo il consumatore al centro dell’esperienza virtuale.

Molti brand di lusso hanno iniziato a parlare a un pubblico più giovane. Secondo te è perché il metaverso si rivolge a quel target o è un modo per trovare nuovi bacini di business?
Sono tante le industry coinvolte nella realtà virtuale, ma i brand d’alta moda e del lusso hanno un bisogno nativo di innovare e di innovarsi, sono soggetti al continuo cambiamento, all’evoluzione e alla proposizione della propria marca ai target più giovani. 

Adesso una delle realtà più sviluppate all’interno dell’universo del metaverso è il mondo del gaming: a livello mondiale l’81% della GenZ trascorre il proprio tempo giocando e interagendo con videogames. 
E il binomio “moda - gaming” è oggi più che mai significativo: ormai si è passati da un concetto di storytelling a uno di story playing. Non vi è più il semplice racconto della marca che invita gli utenti a fermarsi ad ascoltare, ma le persone possono muoversi liberamente in ambienti appositamente creati, in modo da venire permeate dall’essenza del brand, giocando o interagendo nel modo più naturale possibile. 

Cosa ci riserverà il futuro? Sarà sempre di più virtuale e meno esperienziale o invece sarà blended?
Il progresso dei telefonini - il fatto che ora ci siano giochi 3D o fotocamere performanti che permettono anche video di alta qualità - è stato determinato dall’utilizzo che le persone stesse hanno fatto dei dispositivi e, di conseguenza, saranno le grandi masse a definire quale direzione prenderemo.
Sicuramente quello a cui tenderemo sarà una realtà mista, in cui virtuale e reale sono compenetrati e il più seamless possibile: più noi saremo in grado di sentirci rappresentati da avatar virtuali e più desidereremo di mostrarci principalmente attraverso di essi. 

Molti brand di moda stanno investendo nella realizzazione di capi esclusivamente virtuali perché il digitale dà una serie di possibilità nell’ideazione e nella progettazione degli indumenti che disintegrano i confini e i limiti della creatività: uno stesso prodotto può essere personalizzato in tutti i modi con specificità e applicazioni che trascendono la fisica e la difficoltà di produzione, quasi in tempo reale. 

Inoltre, gli attuali strumenti di produzione di capi di abbigliamento e i vari software 3D hanno consentito a tantissimi talenti, che non avevano la possibilità di emergere, di mostrare il proprio prodotto o di creare un’intera sfilata virtuale, divenendo in tal modo conosciuti a livello mondiale. Grazie a questi strumenti, oggi abbiamo un livello di inclusività molto più elevato. 

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