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Data

14 aprile 2021

I due progettisti (con un comune percorso nel design strategico e di innovazione) dietro al nuovo brevetto per il motorcycle che trionfa in uno dei maggiori premi mondiali del design. "abbiamo contribuito a disegnare un'esperienza che risponde a un bisogno inespresso del motociclista".

E’ un percorso che parte da lontano, iniziato nelle aule IED Milano nel 2016, quello che ha condotto Mattia Rigoni e Guglielmo Urso alla conquista, con il team R&D Rizoma, del Best of the Best Red Dot Design Award 2021 – uno dei più prestigiosi riconoscimenti del design mondiale – nella categoria “Automotive Accessories”.

A vincere è un innovativo brevetto per il mondo del motociclo: si tratta di Stealth, specchietto retrovisore senza precedenti per moto supersportive, convertibile in ala aerodinamica e studiato per essere quasi impercettibile, creando una maggiore aderenza per una migliore guidabilità.

Al di là delle funzionalità di prodotto o accessorio, Stealth è promotore di una vera esperienza per i motociclisti, che porta a conoscere da vicino i valori del brand Rizoma, stringere o rinforzarne il legame grazie ad un percorso di scoperta e utilizzo del prodotto, in una serie di passaggi appositamente studiati per portare l’utente per mano attraverso un mondo di innovazione ed estetica.

Ciò riflette il comune percorso di crescita professionale dei suoi autori, con un approfondimento dal “tradizionale” design del prodotto a una visione più strategica e proiettata all’innovazione. Dopo una laurea in Architettura il primo, e dopo il Corso Triennale IED in Product Design il secondo, Mattia e Guglielmo si incontrano infatti al Master in Design – Innovation, Strategy and Product.  Un percorso particolarmente sfidante per Mattia, che proveniva da studi differenti e che arriva (dopo uno stage in FabLab e una prima incursione nel mondo a due ruote con lo sviluppo di un sistema di locking per bici) già nel 2017 in Rizoma, leader mondiale negli accessori tailor-made per moto. Qui inizia a collaborare nel Dipartimento R&D portando proprio un approccio più “olistico” al Design. A corroborare l’aspetto strategico e di visione lo raggiunge nel 2018 anche Guglielmo Urso, già forte del lavoro da freelance come mobility designer e delle docenze in IED Milano, sia come tutor e assistente di tesi triennali sia come docente di Modellazione 3D al Master.

Con il team Rizoma abbiamo cercato di rivoluzionare e ridisegnare anche l’esperienza dell’utente in relazione al prodotto, portando l’attenzione su nuovi materiali di comunicazione sempre più coinvolgenti ed impattanti. Un’esperienza che parte dall’online fino ad arrivare offline, con un’attenzione particolare anche al packaging: la rimozione dei vecchi fogli stampati in favore di un QR Code che rimanda ad una Landing Page dedicata completa di video tutorial per il montaggio“, raccontano i due designer.

Quale obbiettivo ultimo avete perseguito nella progettazione?

“Dare al motociclista qualcosa che non aveva mai visto prima: un’idea, non solo un esercizio di stile. Abbiamo puntato a disegnare un prodotto di cui il motociclista aveva esigenza che non riusciva ad esprimere. Questa intuizione è nata dopo un’attenta ricerca e analisi nel segmento delle supersportive: l’utente in questo caso tende a non voler “sporcare” la silhouette della propria moto con specchi enormi, che possano in qualche modo appesantirne l’immagine di insieme”.

Bisogna essere appassionati motociclisti per disegnare un accessorio che entra così profondamente nell’esperienza in moto?

Nessuno di noi lo è… e forse è proprio questa la nostra forza. Ti aiuta ad essere più obiettivo. La passione per le due ruote spesso ti può portare fuori strada (progettuale). Ci sono tantissime sfumature in questo mondo, cluster e sotto cluster di motociclisti. Ad esempio, la visione di un utente Harley è completamente diversa da colui che possiede una Ducati, addirittura gli affezionati ad uno stesso brand posso non essere allineati, a seconda che abbiano moto sportive o touring e via dicendo. Non essere tra loro ci aiuta a guardare le cose da un’altra prospettiva. È la passione per il design, la maniacale ossessione nei dettagli, dell’ergonomia e dell’esperienza di utilizzo che ci permette di fare la differenza” racconta Mattia. “Il fatto di non essere motociclisti ci permette quindi di presentare una visione nuova. Uno di loro avrebbe difficoltà a trovare qualcosa di differente all’interno del proprio settore, un NON motociclista ha la difficoltà di trasferire una visione di un altro mondo all’interno del mondo motociclistico” – precisa  Guglielmo.

Cosa vi portate tuttora dietro, da professionisti,  degli anni da studenti IED?

Forse il concetto di design molto più esteso di quanto normalmente si pensi, l’approccio olistico è forse l’aspetto che più mi ha colpito. Non solo progettazione del prodotto, ma una mentalità che portata all’interno di un’organizzazione industriale può fare una grossa differenza. Mi piace dire che il ruolo del designer è quello di fare da collante tra le diverse Business Unit di un’azienda. Il disegno del prodotto è solo la punta dell’iceberg: sono così tanti gli aspetti da tenere in considerazione dell’intero processo: tutto deve essere allineato e progettato affinché il prodotto sia funzionale sotto tutti gli aspetti, e soprattutto strategico per il brand. Sta nella mentalità e nella visione di noi designer inserire il progetto in un contesto, un ambiente e un tempo adeguati per far sì che venga capito, condiviso e accettato da tutti” commenta Mattia.

E poi ci sono i rapporti, il confronto. “Degli anni in IED mi porto dietro le persone con le quali si è rimasti in contatto, ci si confronta ancora per raccogliere feedback fuori dal contesto che possano rafforzare la visione da ‘outsider’ di cui dicevamo prima”, conclude Guglielmo.

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