Data

09 giugno 2025

Alessandro è un Sound Designer e Multimedia Developer il cui lavoro si muove tra arte generativa, installazioni immersive e tecnologie interattive.

Dopo aver conseguito il diploma triennale in Sound Design allo IED di Roma, ha iniziato a collaborare con studi e artisti internazionali, contribuendo a progetti sperimentali che uniscono estetica digitale, presenza umana e storytelling.


In questa intervista, Alessandro racconta il suo percorso nelle tecnologie creative, i valori che guidano la sua pratica progettuale e i processi dietro alcune delle sue opere più ambiziose.

 

Puoi parlarci del tuo ruolo attuale e dei progetti a cui stai lavorando?


La mia identità professionale si colloca tra lo sviluppo software e il sound design. Mi muovo spesso lungo questo spettro, ricoprendo ruoli che toccano sia l’ambito tecnico che quello creativo. Attualmente lavoro come freelance con diversi studi internazionali, ma nell’ultimo anno ho consolidato una collaborazione con lo studio di arte digitale Quayola, che rappresenta una tappa importante della mia crescita professionale. All’interno dello studio mi occupo dello sviluppo di strumenti digitali su misura, sound design e traduzione sonora, fungendo anche da collegamento tra le varie figure coinvolte nei progetti.

 

Quali sfide hai affrontato nel passaggio dallo IED al mondo del lavoro e come le hai superate?
 

Il passaggio dallo IED al mondo professionale non è lineare: è pieno di momenti di incertezza e smarrimento. A guidarmi è stato l’amore profondo per ciò che faccio. Dopo gli studi, ho dedicato sei mesi intensivi allo studio dell’architettura software e di vari linguaggi di programmazione. Da lì è nato il mio primo progetto software complesso, che includeva anche grafica, business model e strumenti di comunicazione. Questo primo salto nel vuoto, accompagnato da un riscontro positivo, mi ha dato la sicurezza per affrontare progetti molto diversi, anche lontani dalle mie competenze di base. Una mentalità flessibile è stata la chiave che mi ha permesso di aprire molte porte e partecipare a processi creativi eterogenei.

 

Secondo te, in che modo una città come Roma può favorire la nascita di progetti multimediali innovativi?
 

Anche se sono tornato a Roma da poco e sto solo iniziando a muovere i primi passi professionali nella capitale, ne percepisco già le potenzialità. Quest’estate presenterò un progetto all’interno di Videocittà al Gazometro. Il paesaggio culturale romano, con la sua ricchezza storica e il crescente interesse per le arti digitali, offre un ambiente stimolante per lo sviluppo di esperienze immersive e multimediali. Non vedo l’ora di scoprire come questo contesto potrà nutrire i miei prossimi lavori creativi.

 

Cosa rende davvero efficace un’esperienza immersiva, dal punto di vista creativo e tecnologico?
 

Un’esperienza immersiva è efficace quando riesce a trasmettere complessità rimanendo accessibile e compresenbile. Lo spettatore deve percepire la profondità del lavoro senza bisogno di comprenderne tutti gli aspetti tecnici, pur avendo la possibilità di approfondirli se lo desidera. Credo che un progetto acquisti vero valore quando è in grado di affrontare anche tematiche sociali o politiche, offrendo nuovi punti di vista e spingendo il pubblico a rivedere i propri strumenti di lettura della realtà quotidiana.

 

Che consigli daresti a chi vuole intraprendere una carriera nelle arti digitali?
 

Una delle cose più importanti che ho imparato è che la passione da sola non basta: serve anche costruire un sistema personale che alimenti la motivazione e favorisca la crescita. È fondamentale restare consapevoli dei propri obiettivi, ma anche di ciò che accade intorno a noi. Anche nelle situazioni più instabili, c’è sempre un potenziale da cogliere, se si sa dove guardare. Allo stesso tempo, è importante riconoscere i limiti con lucidità, ma senza temerli: spesso sono proprio quei confini a offrire spunti per nuove soluzioni. Un altro aspetto essenziale è il bilanciamento: concedersi tempo per riflettere sul proprio lavoro, sia da un punto di vista pratico che emotivo, aiuta a mantenere allineati ambizione, energia e benessere. E infine, il mio motto personale: non smettere mai di sperimentare. È questo atteggiamento che rende il lavoro sempre stimolante e significativo.

 

Alessandro Petrone è un esempio di come una solida formazione accademica nelle tecnologie creative possa aprire percorsi professionali innovativi e interdisciplinari. La sua esperienza sottolinea l’importanza di unire competenze tecniche e visione artistica, soprattutto nei contesti complessi delle esperienze immersive.

Per chi desidera esplorare l’intersezione tra design e tecnologie emergenti, il nuovo Master in Immersive Spaces di IED Roma offre gli strumenti e il contesto ideale per progettare le esperienze digitali del futuro.

 

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